Ore 18.18 di venerdì 21 febbraio.
«Driiin! Driiin! Driiin!»
Il mio cellulare squilla in una tasca sconosciuta del giubbotto.
Lo cerco mentre apro l’ascensore con la spalla sinistra, mi tiro dietro il carrello della spesa con la mano destra e urlo a mio figlio «Esci dall’ascensore, muoviti!».